Che fatica! Dal Messico al Canada in una sola camminata

Pacific Coast Trail

Probabilmente l’aspetto più incredibile del Pacific Crest Trail, o Sentiero delle creste del Pacifico, resta la sua semplice esistenza. Ovvero il fatto che non singoli visionari scriteriati, né pochi coraggiosi, ma un’intera sottocultura di avventurieri scelga di percorrerlo ogni anno per l’intera estensione dei suoi 4286 Km, lungo valli, deserti e ripide salite, in un susseguirsi praticamente ininterrotto di magnifici paesaggi e incalcolabile dispendio di acquisita civilizzazione. Si stima che ogni anno un numero variabile tra i 250 e i 300 individui si faccia trasportare fino al punto di partenza ufficiale, presso il confine tra la California e il Messico, per attraversare quindi in rigida sequenza le molte catene montuose di quello stato (Laguna, Santa Rosa, Tehachapi, Sierra Nevada…) E poi imboccare la più significativa parte emersa del cosiddetto Anello di Fuoco del Pacifico, lungo l’intera estensione dell’interminabile Cascade Range, le cui vette dall’origine vulcanica rientrano tra le più celebrate risorse paesaggistiche degli interi Stati Uniti. Attraversando, tra una scalata e l’altra, 25 foreste e 7 parchi nazionali, con un tempo limite perfettamente definito: guai, a percorrere meno di 20 miglia giornaliere di media! Il sopraggiungere della candida neve basterà ad apporre la parola fine sulla spedizione. Non mancano naturalmente gli anti-conformisti, che per aggirare quella problematica scelgono invece di partire in estate dal Parco Manning in Canada, presso il Boundary Monument 78, facendosi strada fino ai deserti erbosi del profondo sud. In entrambi i casi: un’esperienza comparabile, e invero addirittura superiore, a quella della Compagnia dell’Anello tolkeniana, che stando alle stime degli appassionati avrebbe camminato per “appena” 2990 Km, per di più ricorrendo occasionalmente, quando possibile, a cavalli, barche o mistiche aquile senzienti. Ma la motivazione è tutto: tutti quegli hobbit, elfi e nani erano spinti innanzi dal bisogno di fermare il ritorno di un antico male. Mentre invece, cos’è che induce tanti uomini e donne, relativamente conformi ai loro amici e parenti, a lasciare un giorno tutto indietro, per allontanarsi per un tempo approssimativo di 5-6 mesi in mezzo agli orsi e ai puma di montagna? Non è questa una domanda a cui rispondere da un mezzo Oceano di distanza.
Anzi, probabilmente gli unici a cui porla sarebbero loro, linfa vivente in scarpe da trekking del PCT, per cui l’acronimo è un passaggio necessario, come del resto per la maggior parte dei concetti americani: brevità=efficienza, il massimo della convenienza. Tranne che in un caso tipologico, il bisogno di una vera e propria trasformazione, che trascenda la semplice apparenza. Vedi, a supporto dell’idea, questo video-racconto di Mac il Mago, titolare del canale e blog di viaggi Halfway Anywhere, che nel 2013 decise non soltanto d’entrare nel club esclusivo di coloro che possono fregiarsi dell’ideale coccarda frutto di questa epica missione individuale, ma di farlo in modo ben documentato per la collettività, tramite la realizzazione di esattamente tre secondi di riprese per ciascuna giornata di cammino, scelti accuratamente o per il vezzo del momento ed il suo intuito cinematico. Il risultato sono questi sette minuti in cui ci è dato d’osservare il modo in cui varia, dal profondo sud al gelido e remoto settentrione, l’aspetto naturale di questo confine occidentale di uno dei paesi più grandi al mondo, in cui il peso della storia non si avverte tanto nel catalogo di luoghi e eventi appartenenti alla sfera degli umani, quanto piuttosto nel susseguirsi epocale di mutamenti geologici, crescita naturalistica e il contrappeso irrefutabile dell’erosione entropica del mondo. Un semplice click, l’attesa breve per conoscere a sommi capi l’esperienza forse più indimenticabile di un’intera vita, per di più incline a muoversi e spostarsi tra i diversi luoghi significativi della Terra. E comprendere, almeno in parte, la ragione e il nesso della camminata verso…

Leggendo gli articoli a supporto di questa ed altre simili imprese, frutto della forza d’animo dei celebrati thru-hikers, ovvero coloro che intraprendono l’intero tragitto in una sola volta, si apprendono i diversi stadi dell’evoluzione a cui far fronte con un passo e quindi un altro, fino al sopraggiungere di una sorta d’illuminazione spirituale. Stando ai dati della PCT Association, l’avventuriero medio impieghi da 6 agli 8 mesi per pianificare il viaggio, allenandosi, studiando il percorso e infine spedendosi, nelle varie stazioni postali edificate proprio a questo scopo lungo le sezioni parzialmente popolate del circuito. Ma nonostante questo, soprattutto nelle prime giornate o settimane si raggiunge a un certo punto come uno scalino. L’attimo e il momento della crisi, quando il corpo si ribella e sembra letteralmente impossibile fare un sol’altro passo. È quello, l’attimo e il momento della svolta: se soltanto si riesce a superarlo, quasi nulla sarà in grado di fermare la riuscita del progetto. Per alcuni ciò che permette di superare un simile traguardo è il senso ed il bisogno di apparire, l’anélito della fama e del prestigio settoriale. Per altri, la chiave appare all’improvviso sulle acque limpide di un lago, le alte cime innevate tutte attorno, l’ennesimo magnifico paesaggio che altrimenti rimarrebbe astruso agli occhi della collettività. Nel caso di Mac, almeno interpretando i suoi testi di supporto al video, sembrerebbe che sia stato strumentale l’incontro sul sentiero con un suo collega di avventura e successivo grande amico, tale Appa il Bisonte del Cielo, la cui filosofia di vita contagiosa gli permise di scoprire risorse precedentemente sconosciute. Il fluido necessario per cambiare, come tanti altri prima di lui. Tutti comunque, indipendentemente dalla causa scatenante, animati dal fluido della volontà.
A quel punto si dice che il camminatore ha guadagnato le sue “hiking legs” o si trova nella Zona, un luogo metaforico dove la mente riesce a prosperare, intonsa e irraggiungibile dalle difficoltà del mondo. Tra chi completa il percorso, in effetti, non è insolito che il tempo impiegato sia molto minore a quello previsto, con le miglia di una giornata che passano da appena 15 a 25, addirittura 30, mentre le soste diventano progressivamente sempre più brevi e meno frequenti. L’aspetto fisico, è inutile dirlo, varia di conseguenza.

Pacific Coast Trail 2
La moderna tendenza per le escursioni su lunghe distanze consiste nell’alleggerire il più possibile il proprio zaino e l’equipaggiamento. L’impiego di un fornello ad alcohol e stoviglie appena sufficienti, scarpe e non stivali, attrezzature moderne e apparecchi per depurare l’acqua dei ruscelli naturali, permettono di aumentare anche sensibilmente il numero di miglia giornaliere. Per un’impresa come quella di Mac o Andy, tuttavia, non si può prescindere dal seguito di un qualche utile gadget digitale.

Un altro e forse più famoso video girato sul PCT, con oggi quasi un milione e mezzo di visualizzazioni, resta ques’altro di Andy Davidhazy, un uomo che si era prefissato la ripresa schematica dell’avventura in modo ancor più rigoroso. Esattamente una foto ogni miglio, come nella migliore tradizione di quei video estremamente popolari sull’effetto di una dieta o la crescita adolescenziale, oppure la pancia che aumenta gradualmente nelle donne incinta. Una curiosa commistione di modelli internettiani massificati e voglia sfrenata di andare oltre, fuoriuscire dalle aspettative del normale, valida a creare la migliore narrazione di quel mutamento magico cui accennavo poco sopra, il calice segreto in attesa di coloro che si lasciano alle spalle ogni risorsa pre-esistente, contando unicamente sulle proprie spesse caviglie. Particolarmente interessante, nel racconto di supporto a questo secondo video, risulta il punto in cui il coraggioso racconta dell’effetto avuto dal suo particolare approccio documentaristico sul tono e l’atmosfera della camminata. Del modo in cui questo continuo fermarsi, cercare un valido fondale e puntare l’obiettivo su se stesso fosse allo stesso tempo gravoso e eccitante, una sorta di filo conduttore della distrazione. Un ausilio ulteriore all’intenzione di riuscire, oltre che un valido modo per rompere il ghiaccio con gli incontri occasionali, tutt’altro che rari sulle piste battutissime del trail.
Il PCT è stato inserito a partire dal 1968 nell’ideale Tripla Corona dei percorsi a piedi americani, assieme al Sentiero degli Appalachi (3500 Km) e quello del Continental Divide (ben 5000 Km lungo le frastagliate Rocky Mountains centro-occidentali). Guarda: non è nemmeno il più lungo della sua categoria. Un modo come un altro, quindi, per allontanarsi temporaneamente dalla propria vita, fare un viaggio solo relativamente estremo? Possibile. Benché l’esperienza sia sconsigliata senza un’adeguata preparazione e gli incidenti, anche gravi, non siano del tutto inauditi. Nel suo articolo “17 cose da temere sul PCT” Mac il Mago fa un elenco piuttosto esaustivo di quanti e quali cose possano andare storte nel corso della spedizione, facendo notare come la classica triade più temuta dal senso comune (orsi, puma e rapinatori) non abbia in effetti mietuto vittime a memoria d’uomo. Tra i pericoli maggiori, comunque, elenca i fulmini, la disidratazione, le api, i cani sciolti, le automobili o biciclette di passaggio. Oltre che, nelle battute conclusive del viaggio verso nord, la caduta improvvisa della neve, che in pochi minuti può cancellare completamente il sentiero da seguire, conducendo a rischiose deviazioni ben al di là di una speranza di salvezza trasversale.
Qualsiasi impresa fondata sulla forza singola dell’individuo, specialmente se così protratta nel tempo, si fonda sulla capacità di contare unicamente sulle proprie forze, fino al raggiungimento dei pericolosi presupposti di mutamento. Ed è probabilmente proprio questo, a renderla così attraente.

PCT overview
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2 commenti su “Che fatica! Dal Messico al Canada in una sola camminata”

  1. Ciao ho letto il tuo articolo e lo trovo fantastico sono un ragazzo di 21 anni che ha intenzione di tentare questo fantastico viaggio posso chiederti quelche indicazione sull’attrezzatura, il percprso e il periodo più adatto nel quale partire?

  2. Ciao il tuo entusiasmo mi fa piacere! Devo purtroppo dirti di non essere un grande esperto e che tutte le informazioni in mio possesso sono quelle che ho inserito nell’articolo. Forse potresti provare a cercare un’associazione italiana che si occupa di questo…E magari partire con loro. Buon viaggio 🙂

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