Il graffito che si muove per il beneficio dei marziani

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Così giunse a figurarsi all’improvviso tale sorprendente giustapposizione di un intero molo variopinto, tanti cuori e un vagheggiare di contrasti viola e gialli sotto l’ombra della statua, il Redentore. Cristo posto in cima al monte Corcovado, 700 metri sopra Rio di Brazil, braccia aperte verso il mare. La ragione dell’aggiunta? Semplicissma, persino chiara: una pubblicità. Chi l’avrebbe mai detto, graffitaro, bevitore del fragrante whisky Ballantine’s…
Se lo stato di eccitazione chimica degli elettroni è motivato dall’assorbimento accidentale di un fotone, così è l’uomo, grazie all’arte. Esistono costanti che trascendono la mera metereologia; concetti e stati imprescindibili della folgorazione, validi da Samarcanda alle profondità metalliche di Giove, dal mare denso delle idee intangibili fino all’idrogeno cocente di Alpha Centauri e delle stelle, tanto limpide, così attraenti. L’immagine di Adamo ed Eva sulla sonda Voyager, le tesi del ragionamento matematico, la progressione musicale degli accordi principali o regolati, sulle corde di strumenti teorici ed immateriali. Cose tanto luminose, nell’intento conclusivo dell’apposizione, da essere descitte  o dimostrate in accurati grafici, oppure nelle frequenze di messaggi radio scagliati oltre distanze di Chimere ultramondane. In viaggio verso il regno del possibile o remoto appuntamento con…. Ché se mai, davvero, dovessimo incontare menti extraterrestri, nate da processi evolutivi differenti, auspicabilmente sarebbe l’intenzione di bellezza a farci da strumento portatore di significato, biglietto da visita dell’intera umana civiltà. Non certo tutto ciò che ne deriva, per bisogno di soddisfazione ed uno status migliorato nel consorzio commerciale….Ma lo spazio, d’altra parte, ci guarda. La tentazione resta quindi troppo forte per soprassedere. Persino per le grandi compagnie.
Un semplice cerchio nel grano, con tutto il suo corollario di spettacolari ghirigori, di per se non implica un guadagno, tranne che spirituale. Ma tutto quello che ne segue, le disquisizioni e gli approfondimenti, donano un prestigio che è pur sempre conduttivo di gradito R.O.I: interviste televisive, reportage fotografici e l’inevitabile quanto puntuale colpo di scena conclusivo in cui si scopre che il contadino rilevante, dopo tutto, disponeva di un trattore, di una corda con il palo facente funzioni del compasso, oltre ad una sufficientemente assai geometrica per predisposizione. Senza contare la problematica di fondamento, ovvero a che dovrebbe mai servire, per l’alieno, tale attraente disegno colossale… Pista di atterraggio? Pentacolo di evocazione? E perché, dovrebbe questo limitarsi, ad una tale astruso geroglifico, quando è invero possibile far molto, assai di più! La versione fisica di una gigante gif, formato grafico animato. Ed è indubbiamente solo lui, fra tutti quanti, a poter vantarsi di conoscerne il segreto. INSA, il misterioso (perché questo vuole la consueta narrativa del suo genere) artista di figure fatte con l’aerografo, nonché product designer rinomato e adesso infine, dopo tanto vagheggiare, testimonial d’eccezione!

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INSA viaggia molto per trovare la location ideale. In un celebre caso si è recato fino in Gambia, per animare i muri della capanna di fango di un Marabout (sciamano locale)

Tutto è iniziato a partire dagli ultimi giorni del 2014, quando la nota produttrice scozzese di bevande alcoliche, nell’ambito della sua quarta campagna pubblicitaria internazionale #StayTrue Story (vivamo nell’epoca degli hashtag, ormai dovremo farcene una ragione) ha realizzato finalmente il sogno del citato abile artista, agevolando la realizzazione della “sua” solita cosa, però in proporzioni raramente viste prima d’ora: internazionali o addirittura cosmiche, a volerlo. Previa stipulazione di un accordo non meglio definito con l’amministrazione cittadina di Rio de Janeiro, la Ballantine’s ha quindi riservato per l’operazione un intero grande spiazzo asfaltato, posto a ridosso di una piaccola baia con approdo ricreativo, pieno di alberi navali e candide vele che si agitano al vento. Proprio qui, per disegnare una graziosa superficie: il susseguirsi contiguo della serie di alcuni variopinti cuoricini (se invero si può usare il diminutivo, vista l’imponenza delle figure in questione) destinati, con stupore colletivo, ad animarsi come quelli veri. Ebbene si, davvero: è una tecnica che lui chiama del “gif-fito” dall’unione tra il termine per indicare l’approccio realizzativo delle immagini abusive con quell’altro neologismo, normalmente usato per riferirsi al più diffuso e popolare formato delle immagini animate digitali, una semplice estensione di tre lettere ormai largamente coniugata. Usata su Internet per ogni sorta di contesto, dai banner promozionali alle scenette memetiche di svago, fabbricate dall’innumerevole esercito d’ignoti mattacchioni, il sangue vivificatore del quarto, quinto e sesto web. L’artista INSA, che vive a Londra ma il cui vero nome resta largamente sconosciuto, di tale reinterpretazione ne ha da tempo fatto la sua formula espressiva preferita, generando l’unione tra l’arte virtualizzata sugli schermi e quella invece tracciata con le proprie stesse mani, bomboletta e voglia di esulare dal comune quotidiano. Così nasce, e si rigenera di continuo, questa stupefacente e alquanto originale scena: di lui con i suoi assistenti, oppure solo, che di volta in volta traccia un disegno e poi lo ricopre varie volte, fotografando quindi i vari stati e strati successivi. Che poi vengono mandati in sequenza, come in un fenomenale cartoon, creando la perfetta suggestione del movimento. Come avviene, appunto, per le gif. Va da se che, anche nelle condizioni relativamente normali di un’ampia ma singola parete, la creazione occupi diversi pomeriggi di lavoro. Anche per questo, fino ad oggi c’erano dei limiti di contesto! Ma per citare nuovamente il titolo della campagna: you gotta stay true [to yourself] = Se vuoi realizzarti pienamente nella vita: segui fino all’ultimo la tua visione. Dagli vita ulteriore, se puoi, nella forma e nel formato delle estreme conseguenze.
Così, firmato l’accordo e forse anche incassato il relativo assegno (perché i sogni, ahimé, non pagano le bollette) lui fin lì si era recato, con ben 20 collaboratori, e tutti assieme hanno meravigliosamente provveduto: scope al posto dei pennelli, grossi rulli ed ingombranti secchi. Un fotogramma al giorno, meno il dì in cui ha dovuto piovere, galeotto fu il momento preoccupante, per realizzar l’effetto di un pulsante lampeggiare. Un cuore eternamente replicato, il battito della passione amorosa interplanetaria, del colore e del sapore, di quel whisky veramente rinomato? Ogni fotogramma, un passaggio del satellite – addirittura. L’elicottero non bastava. Però cosa c’entra, Ballantine’s, alla fine? Quanto basta, ovvero il giusto. Tale dovrebbe, soprattutto, essere il ruolo dello sponsor: stare sullo sfondo e recitare silenziosamente il proprio nome. Non mettersi innanzi alla creatività stessa, con logo fiero ed ingombrante…

-Link ad INSALAND, il sito dell’artista

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