Beato il cane al sushi bar

SushiDog

Coco è una labrador davvero fortunata. Ad ogni compleanno, come da tradizione familiare, riceve l’onore di un grande pranzo preparato dal suo padrone, Gajyumaru. Giorno dopo giorno, vivendo insieme a un animale, si stabilisce con lui un lessico fatto di gesti, simboli e parole. E se pure Coco non saprà mai, davvero, cosa siano cookies, sasami e splendidi nigiri, già ne assapora il gusto mentre, rispettosamente seduta, attende il suo momento. L’apoteosi del gourmet. Questa scena, tanto gradevole e compunta, è simpatica, ma pure affascinante. La festeggiata prende posto di fronte a un piattino piuttosto originale, oblungo e frastagliato. Tutto intorno, gli strumenti del mestiere. Pare un tipico scenario da ristorante giapponese: da una parte il cuoco, esperto affettatore di pesci e materia vegetale, che produce con la sua sapienza quel momento irripetibile, non soltanto fatto di sapori, ma anche di spettacolo e atmosfera. Dall’altra…Noi. Perché non c’è figura più autorevole con cui identificarsi, come neofiti di quel mondo culinario, rispetto a quella dell’amico cane. Coco sono io, siamo tutti noi. E non importa quante volte siete stati a Tokyo…Le portate di quel particolare evento, vi assicuro, saranno nuove anche per voi.
Lo chef presenta il suo menù, tracciato a penna sopra un semplice foglio di carta (tutto è semplicità, modestia) con ottima calligrafia, va detto. “È un po’ che non ci vediamo, signora, davvero vuole dirmi che oggi è il suo compleanno?” Già dagli ingredienti si capisce la particolare attenzione utilizzata, nel proporre un pasto su misura: ci sono carne e pesce naturalmente, e molte altre delizie, ma soltanto cose adatte a un cane. Con lungo coltello alla mano, si comincia. Apre il pasto un biscottino per cani avvolto nell’alga nori, servito insieme al riso bianco (sumeshi). *GULP* Sparito! Quindi arriva il primo piatto, un rotolo (maki) di cavolo, ripieno di riso, carote e verdurine. La pietanza è costruita con l’aiuto del tradizionale tappeto di bambù, poi tagliata a fette, come la versione per bipedi parlanti. Coco apprezza, talmente tanto che manda giù tutto, senza nemmeno masticare. Al momento di bere, riceve con gioia la sua ciotolina da saké, riempita, per l’occasione, con del più consono latte di mucca (gyuunyuu). Un colpo di lingua sfortunato, ondata tellurica imprevista, ne rovescia parte del contenuto, fra le risate dei presenti. Ma niente paura. Gajyumaru, giocosamente, di nuovo tratta il cane come se fosse una persona: “Signora, che succede, si è già ubriacata?” Poi, rapido, pulisce. Lo spettacolo deve continuare.

Nel gioco dei ruoli fra Coco e Gajyumaru si può individuare un rapporto d’affetto assolutamente universale, comune a tutti i cani di casa coi padroni, da un lato all’altro del pianeta. Però c’è un certo comportamento, lo stile dei partecipanti, che facilità la collocazione di una simile occorrenza. Solo lì, poteva essere, nell’educatissimo Giappone. La comunicazione fra due parti non deve sempre essere, necessariamente, reciproca e filtrante. Anche se il cane non capisce, qualcosa recepisce! E da tante tecniche culinarie, incomprensibili e protratte nel tempo, trae l’occasione di dimostrare il suo sentito senso di rispetto. Aspetta, gentile. Dimostra la sua considerazione per il padrone, che gli manifesta quel prezioso affetto, attraverso un maestoso sfoggio di autodisciplina. L’avevate mai visto un cane tanto tranquillo, seduto a tavola, che attende il turno di mangiare? Attraverso i continenti, le usanze degli animali cambiano, come quelle degli umani. Coco è una vera geisha del sapore, con la pazienza di una maestra dello Zen… Fin quasi alla rischiosa fine. Quando arriva il momento di abbrustolire la carne, insieme al pesce, beh, allora si alza in piedi sulla sua sedia, con gli occhi lucidi e spalancati, la lingua penzoloni. Finita l’illusione di una brevissima poesia, è ritornato il cane. E direi pure: meglio così.
L’intero divertente video, dal punto di vista procedurale, ricorda da vicino quel celebre canale di YouTube CookingWithDog, in cui una cuoca giapponese, dall’identità segreta, lavora sempre insieme alla sua barboncina grigia, Francis. E anche quest’ultima è così tranquilla, tanto immobile che può prendere posto accanto ai fornelli, alle ciotole e ai coltelli, senza infastidire minimamente la socia d’affari.
Ecco uno degli episodi più recenti, particolarmente utile a noi occidentali, in cui viene insegnato come preparare il vero ramen, partendo dai tipici spaghetti disidratati in busta, sempre più spesso venduti dentro ai supermarket:

RamenDog

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